Controllo temperatura:

la catena del freddo ha diverse sfaccettature, per tutte il controllo temperatura è essenziale

Quando si parla di cold chain il pensiero va immediatamente ai prodotti alimentari surgelati, che, lo ricordiamo, richiedono una temperatura costante almeno inferiore ai -18 °C lungo l’intero percorso della catena distributiva. Se in uno solo dei passaggi, la temperatura salisse inizierebbe il processo di scongelamento che, anche se parziale, una volta riportate le condizioni ottimali, provoca il ricongelamento, situazione del tutto differente dall’iniziale surgelazione e che provoca deterioramento delle proprietà organolettiche poiché un’interruzione della catena del freddo porta, soprattutto se prolungata e con temperature fortemente fuori range, alla proliferazione di patogeni resistenti anche a temperature inferiori agli 0 °C.

Il controllo temperatura mediadiante sensori richiede quindi che gli strumenti siano programmati in modo stringente per garantire la tutela da fenomeni più o meno gravi dovuti alla corruzione del prodotto (le stesse ASL consigliano di toccare le confezioni e non acquistarle se ricoperte di brina o se non hanno la classica consistenza al tatto del prodotto surgelato).
Ma la cold chain può essere, secondo la maggior parte dei tecnici della materia, analizzata sotto tre differenti aspetti: il primo è senza dubbio quello citato fin dall’apertura, relativo alla distribuzione alimentare e dove il controllo temperatura è finalizzato al mantenimento delle proprietà organolettiche dei cibi congelati o surgelati; il secondo riguarda i prodotti biomedicali; il terzo è quello realtivo ai prodotti tecnologici che vengono scelti e utilizzati per garantire la permanenza in condizioni ottimali dei prodotti che percorrono la cold chain nei momenti in cui vengono stoccati in luoghi chiusi, prima, durante o al termine della catena stessa.
Sotto ogni punto di vista emerge l’importanza del controllo temperatura: Magiant, con la sua gamma di sensori di temperatura (Serverflu) e sensori di temperatura e umidità (Umiflu) per ambienti chiusi (depositi, magazzini di stoccaggio, magazzini di transito), è una soluzione dal costo ragionevole, che ben si integra con altre strumentazione di elettronica industriale, e che vale la pena prendere in considerazione nella cold chain. Si tratta di affidare la sicurezza e il benessere dei prodotti a dispositivi pen drive USB che necessitano di un PC sul quale gira il loro software: il controllo temperatura rimane costante e le soglie possono essere impostate nel modo più stringente in base alle esigenze degli utilizzatori. Il programma, oltre a garantire l’invio immediato di alert in caso di superamento delle soglie prestabilite, produce report dell’andamento microclimatico del magazzino di stoccaggio.
Allo stato attuale, tuttavia, non mancano occasioni in cui l’utente finale si trova di fronte a prodotti commercializzati nonostante la cold chain si sia interrotta. Per tutelarsi da prodotti alimentari decongelati e ricongelati è utile seguire le citate indicazioni delle ASL… ma se la catena del freddo è quella “salva vita”? In questo caso non è possibile parlare di riduzione dell’intensità e della frequenza degli shock termici, significa cercare di raggiungere una percentuale vicino allo zero. Registratevi per approfondire questo aspetto nello speciale di oggi!

M.F. Pria